La purezza dell’aria compressa del vostro stabilimento di produzione è certificata? È possibile che i metodi adottati per verificare la purezza o la qualità dell’aria nel vostro impianto siano puramente indicativi? Esiste una differenza?
La risposta all’ultimo quesito è affermativa. Esiste effettivamente una differenza, e consiste nella modalità con cui le aziende presentano le proprie capacità e qualità.
Nella prima parte di questa serie si è discusso di sei fattori essenziali da tenere in considerazione durante l’utilizzo della serie ISO8573 per ottimizzare l’efficacia e l’efficienza del trattamento dell’aria nel vostro stabilimento di produzione industriale. Nella seconda parte, invece, si parlerà della norma che definisce i metodi di campionamento e le apparecchiature da utilizzare per presentare la purezza (qualità) dell’aria compressa come certificata. Scopriremo inoltre l’importanza delle prassi indicative della qualità dell’aria compressa distinguendole da quelle che presentano una certificazione completa.
Certificazione – Norme ISO in materia di purezza dell’aria compressa
La serie ISO 8573 costituisce la norma internazionale in materia di purezza (qualità) dell’aria compressa dal 1991. Viene utilizzata a livello globale per definire la qualità dell’aria compressa impiegata in numerose applicazioni del settore manifatturiero. La norma è suddivisa in nove parti.
Iniziando dalla norma ISO 8573-1, agli utenti viene fornito un metodo di classificazione in cui sono definiti limiti e specifiche tipologie di contaminanti. Questo metodo viene adottato dagli utenti dell’aria compressa per scegliere le apparecchiature per il trattamento necessarie ad assicurare una certa qualità dell’aria. Allo stesso modo, la norma ISO 8573-1 viene utilizzata dai produttori di apparecchiature per il trattamento dell’aria compressa per definire la qualità dell’aria compressa erogata dai rispettivi prodotti e impianti.
Tuttavia, per poter dichiarare che la purezza dell’aria compressa sia effettivamente certificata, gli utenti e i produttori sono chiamati ad andare oltre la norma IS0 8573-1 includendo le altre otto norme, come illustrato qui sopra. Le parti da 2 a 9 della norma ISO 8573 sono state sviluppate per fornire la misurazione più accurata dei principali contaminanti presenti in un impianto ad aria compressa. Le norme indicano all’utente le apparecchiature e i metodi da adottare per eseguire test accurati e dichiarare la certificazione. Vengono inoltre offerti dettagli sulla misurazione precisa dei più comuni contaminanti dell’aria compressa (particelle solide, vapore acqueo e olio totale), oltre ai contaminanti specifici di determinati settori industriali, come ad esempio i contaminanti microbici delle applicazioni dei settori produttivi farmaceutico, alimentare e delle bevande.
Test indicativi
I test indicativi sono fondamentalmente test sulla purezza e sulla qualità effettuati in modo non conforme alle parti da 2 a 9 della norma ISO 8573. La mancata osservanza della norma ISO non consente a un’azienda di dichiarare la certificazione dei livelli di determinati contaminanti presenti in fase di erogazione dell’aria compressa.
I test indicativi, pertanto, non possono essere utilizzati a scopo certificativo, ma offrono comunque informazioni preziose agli utenti dell’aria compressa. Attestano che sono stati condotti test sulla qualità dell’aria, soddisfacendo in tal modo le esigenze di determinati settori. Tuttavia, per gli utenti è sempre importante comprendere i limiti delle apparecchiature e dei metodi di test impiegati. La tabella qui di seguito offre una panoramica delle apparecchiature di test comunemente utilizzate per i test indicativi degli impianti ad aria compressa.
Esempi di test indicativi
- Mancato utilizzo di metodi di campionamento isocinetico quando richiesto.
- Uso di regolatori di flusso/regolatori di pressione che modificano la pressione/velocità dell’aria/temperatura/concentrazione di contaminanti in un campione.
- Test dell’olio totale effettuati con un analizzatore di olio digitale basato su PID.
- Test dell’olio totale effettuati con tubi rilevatori chimici.
- Test del particolato effettuati con contatori di particelle che non effettuano il conteggio negli intervalli di particelle richiesti.
- Test del particolato effettuati con contatori di particelle che non misurano fino alla dimensione di particelle più bassa richiesta dalla norma ISO 8573-1.
- Misurazione del vapore acqueo con tubi rilevatori chimici.
Apparecchiature per il trattamento dell’aria compressa dalle prestazioni certificate
I costi e la complessità dei test e della certificazione della purezza dell’aria compressa in conformità alle norme ISO possono rivelarsi proibitivi. Pertanto, i prodotti certificati da terzi sono un’opzione interessante.
Parker Hannifin Corporation, leader nel trattamento dell’aria compressa, offre una gamma completa di prodotti le cui prestazioni sono certificate da terzi. Questi componenti e impianti di ultima generazione si avvalgono della garanzia della qualità dell’aria.
La gamma di filtri per aria e gas compressi Parker OIL-X e le gamme di essiccatori ad adsorbimento Parker sono stati concepiti in modo tale da garantire la purezza (qualità) dell’aria compressa capace di soddisfare o superare qualsiasi classificazione indicata in tutte le edizioni di ISO 8573-1. Le prestazioni di filtri ed essiccatori sono state inoltre testate dall’ente terzo indipendente Lloyds Register.
Scaricate questo whitepaper per un’analisi approfondita di ciò che occorre per testare l’aria compressa ai fini della certificazione ISO, dei metodi e delle apparecchiature impiegati per i test indicativi nonché delle opzioni di trattamento dell’aria compressa convenienti e dalle prestazioni certificate.
Questo articolo è stato scritto da Mark White, Applications Manager per il trattamento dell’aria compressa, Parker Gas Separation and Filtration Division EMEA
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Nella prima parte di questa serie si è discusso di sei fattori essenziali da tenere in considerazione durante l’utilizzo della serie ISO8573 per ottimizzare l’efficacia e l’efficienza del trattamento dell’aria nel vostro stabilimento di produzione industriale. Nella seconda parte, invece, si parlerà della norma che definisce i metodi di campionamento e le apparecchiature da utilizzare per presentare la purezza (qualità) dell’aria compressa come certificata. Scopriremo inoltre l’importanza delle prassi indicative della qualità dell’aria compressa distinguendole da quelle che presentano una certificazione completa.
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Certificazione – Norme ISO in materia di purezza dell’aria compressa
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Iniziando dalla norma ISO 8573-1, agli utenti viene fornito un metodo di classificazione in cui sono definiti limiti e specifiche tipologie di contaminanti. Questo metodo viene adottato dagli utenti dell’aria compressa per scegliere le apparecchiature per il trattamento necessarie ad assicurare una certa qualità dell’aria. Allo stesso modo, la norma ISO 8573-1 viene utilizzata dai produttori di apparecchiature per il trattamento dell’aria compressa per definire la qualità dell’aria compressa erogata dai rispettivi prodotti e impianti.
Tuttavia, per poter dichiarare che la purezza dell’aria compressa sia effettivamente certificata, gli utenti e i produttori sono chiamati ad andare oltre la norma IS0 8573-1 includendo le altre otto norme, come illustrato qui sopra. Le parti da 2 a 9 della norma ISO 8573 sono state sviluppate per fornire la misurazione più accurata dei principali contaminanti presenti in un impianto ad aria compressa. Le norme indicano all’utente le apparecchiature e i metodi da adottare per eseguire test accurati e dichiarare la certificazione. Vengono inoltre offerti dettagli sulla misurazione precisa dei più comuni contaminanti dell’aria compressa (particelle solide, vapore acqueo e olio totale), oltre ai contaminanti specifici di determinati settori industriali, come ad esempio i contaminanti microbici delle applicazioni dei settori produttivi farmaceutico, alimentare e delle bevande.
Test indicativi
I test indicativi sono fondamentalmente test sulla purezza e sulla qualità effettuati in modo non conforme alle parti da 2 a 9 della norma ISO 8573. La mancata osservanza della norma ISO non consente a un’azienda di dichiarare la certificazione dei livelli di determinati contaminanti presenti in fase di erogazione dell’aria compressa.
I test indicativi, pertanto, non possono essere utilizzati a scopo certificativo, ma offrono comunque informazioni preziose agli utenti dell’aria compressa. Attestano che sono stati condotti test sulla qualità dell’aria, soddisfacendo in tal modo le esigenze di determinati settori. Tuttavia, per gli utenti è sempre importante comprendere i limiti delle apparecchiature e dei metodi di test impiegati. La tabella qui di seguito offre una panoramica delle apparecchiature di test comunemente utilizzate per i test indicativi degli impianti ad aria compressa.
Esempi di test indicativi
Mancato utilizzo di metodi di campionamento isocinetico quando richiesto.
Uso di regolatori di flusso/regolatori di pressione che modificano la pressione/velocità dell’aria/temperatura/concentrazione di contaminanti in un campione.
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Test del particolato effettuati con contatori di particelle che non effettuano il conteggio negli intervalli di particelle richiesti.
Test del particolato effettuati con contatori di particelle che non misurano fino alla dimensione di particelle più bassa richiesta dalla norma ISO 8573-1.
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Questo articolo è stato scritto da Mark White, Applications Manager per il trattamento dell’aria compressa, Parker Gas Separation and Filtration Division EMEA
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